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            PROGETTO MUS-E
            PROGETTO RITMIA
 
 
CACCIA AL SEGRETO DELLA MUSICA - __________________________________________________________
Autore: Traduzione di Anna Bissanti
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Le ultime teorie degli scienziati sui meccanismi mentali con cui vengono recepiti suoni e ritmi. Ma il mistero resiste ancora.
Caccia al segreto della musica "È nata prima della parola"
Attiva le stesse aree del cervello di cibo, droga e sesso
La definizione dei ricercatori: "È un dinamizzante della mente"
Darwin scrisse che la facoltà umana di godere della musica è un dono misterioso


NEW YORK - Le serenate degli innamorati, le marce militari, i matrimoni e i funerali: in ogni occasione della nostra vita in cui è implicata un´emozione, la musica è una componente fondamentale. Eppure, la capacità di godere della musica da tempo stuzzica l´interesse dei biologi, perché essa non ha nulla di palesemente necessario alla nostra sopravvivenza. Perché, dunque, l´evoluzione dovrebbe aver portato alla creazione nel cervello umano di una simile fonte di piacere? Darwin stesso, a proposito della facoltà umana di godere della musica, scrisse che "essa deve essere classificata tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani".

La musica è tuttora un mistero insondato. Le ricerche più recenti, tuttavia, sono arrivate a determinare alcune teorie sul rapporto tra musica e cervello. Forse il cervello percepisce la musica con i medesimi circuiti di cui fa uso per ascoltare il discorso umano, e forse il cervello reagisce emotivamente ai ritmi musicali con centri designati a mediare altri tipi di piacere.
Anne Blood e Robert J. Zatorre, del Montreal Neurological Institute, recentemente hanno effettuato delle scansioni Pet (tomografia ad emissione di positroni) del cervello di alcuni musicisti mentre questi ascoltavano dei brani di musica che davano loro "forti sensazioni di piacere". I ricercatori hanno così appurato che la musica attivava sistemi neurali di gratificazione ed emozione simili a quelli stimolati dal cibo, dal sesso e dalle sostanze stupefacenti. Se la musica dipende da circuiti neurali sviluppati per altre ragioni, allora si tratta solo di un fortunato incidente che alla gente piaccia la musica. Questa è la posizione condivisa dal dottor Steven Pinker, psicologo all´Università di Harvard: la musica è "qualcosa di erotico" per il pubblico, e per puro caso sollecita alcune importanti aree del nostro cervello in modo piacevole. Queste aree includono quella deputata alle abilità linguistiche; la corteccia uditiva, il sistema che risponde alle sollecitazioni emotive nella voce umana che piange o parla in tono amorevole, e il sistema di controllo motore che immette un ritmo nei nostri muscoli quando camminiamo o balliamo. La musica è in grado di attivare tutti questi sistemi contemporaneamente: è un dinamizzante mentale.
Altri psicologi evolutivi, però, ritengono che la capacità di godere della musica non sia così casuale. Darwin lanciò la teoria secondo cui i nostri progenitori umani, ancor prima di acquisire la capacità di parola, "facevano tutto quanto era loro possibile per affascinarsi a vicenda con note musicali e ritmo". Ed è proprio perché la musica nacque nel corteggiamento che Darwin ritenne che fosse "strettamente collegata ad alcune delle più forti passioni che un animale è in grado di provare". Nella sua teoria della selezione sessuale, Darwin avanzò dunque l´idea che chi possedeva determinate caratteristiche piacevoli durante il corteggiamento poteva avere l´opportunità di tramandare più facilmente i propri geni alle generazioni successive. In questo modo si evolvettero ornamenti che, come la coda del pavone o le sonate dei trovatori, non avevano un palese scopo di sopravvivenza in se stessi.
Le idee di Darwin a questo riguardo sono state analizzate da Geoffrey Miller, uno psicologo evolutivo dell´Università del New Mexico che ha osservato come queste siano efficaci a spiegare le opportunità che hanno i geni dei musicisti famosi ad essere trasmessi alla generazione seguente. Il chitarrista rock Jimi Hendrix, per esempio, ebbe "legami a sfondo sessuale con centinaia di groupies, ebbe due lunghi rapporti paralleli con almeno due donne e procreò almeno tre bambini negli Stati Uniti, in Germania e in Svezia. Prima degli anticoncezionali, nelle medesime condizioni dei nostri progenitori, Hendrix ne avrebbe avuti molti, molti di più". Perché mai delle giovani donne dovrebbero scegliere una rockstar come padre dei loro figli invece di qualcuno di più colto? Miller ritiene che nella lotta darwiniana alla sopravvivenza la musica sia un eccellente indicatore della propria idoneità fisica. Proprio perché la musica colpisce così tante aree cerebrali, essa è indice della salute dell´organismo, e poiché nelle antiche culture la musica pare sia stata spesso associata alla danza – altro indice di idoneità fisica – chiunque potesse cantare e danzare bene pubblicizzava presso il potenziale compagno l´eccellenza generale dei propri geni mentali e fisici.
Altri psicologi però sostengono che la teoria del corteggiamento non renda giustizia al suo ruolo nel cementare le relazioni sociali. Robin Dunbar dell´Università di Liverpool ha rilevato che i cori in chiesa stimolano la produzione di endorfine, un ormone cerebrale che si ritiene rivesta un ruolo considerevole nei legami sociali. Altri esperti come il dottor Edward Hagen della Humboldt University di Berlino e il dottor Gregory A. Bryant dell´Università della California a Santa Cruz, sono del parere che il ruolo della musica nella storia dell´evoluzione umana non fosse tanto quello di creare un legame sociale, quanto quello di segnalare la propria presenza ai gruppi rivali. Il forte contributo del Pentagono alle bande militari parrebbe supportare questa teoria.
Le teorie del corteggiamento e della coesione sociale per spiegare le origini della musica danno per scontato che ci sarebbero nel cervello umano delle strutture evolutesi esclusivamente ai fini della musica. Tutte le società hanno manifestazioni musicali, tutte cantano canzoncine e ninne nanne ai loro neonati.

La dottoressa Sandra Trehub dell´Università di Toronto ha messo a punto un metodo per testare le preferenze musicali dei neonati compresi tra i 2 e i 6 mesi d´età, scoprendo che i piccoli preferivano i suoni consonanti a quelli dissonanti. La sua conclusione è stata che "i rudimenti dell´ascolto della musica sono doni innati della natura, più che il prodotto di una cultura", come ha spiegato nel numero di luglio del Nature Neuroscience Magazine. «Qualsiasi innata propensione alla musica deriva da qualcosa che è nel cervello, ma al momento non sappiamo se esista un circuito neuronale ad essa deputato», ha sintetizzato McDemrmott del Mit. Che la musica sia gratificazione, corteggiamento o elemento di coesione sociale, il suo mistero resta indecifrabile.
Traduzione di Anna Bissanti
Copyright la Repubblica - New York Times

 

 
       
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