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News inserita il 30/03/2005 12:04:18
 
GIOVANNI ALLEVI
 
Giovanni Allevi è un pianista di enorme talento ma cosa sarebbe successo se non avesse incontrato sulla sua strada Jovanotti? Non lo sappiamo ma questo incontro fortunato è avvenuto.
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, con la sua etichetta Soleluna insieme alla Universal Italia, decide di pubblicare il primo album di Giovanni Allevi per pianoforte solo dal titolo "13 Dita" (1997).
Gli episodi si susseguono fino a confrontarsi con il pubblico delle grandi platee dei concerti rock. Giovanni apre così, da solo col suo Pianoforte, i concerti di Jovanotti durante il Tour “L’Albero” in cui esegue alcuni brani di "13 Dita" di fronte a platee di 17mila persone.
Finita l’esperienza del Tour, Giovanni Allevi si concentra su un nuovo progetto musicale completamente suo, che lo porta alla pubblicazione del suo secondo album per pianoforte solo dal titolo: “Composizioni” (Ed. Soleluna/Edel).

Nella dediche finali del tuo album c’è un ringraziamento particolare alle tredici dita… E’ un gioco ironico, guai se noi musicisti non lo fossimo. Poi è un riferimento al mio primo album.
Dal tuo primo album all’ultimo Composizioni, sono passati ben sei anni. Come mai tanto tempo?
E’ stata una scelta voluta. Non volevo cavalcare l’onda del piccolo successo ottenuto con 13 dita. Ho voluto star fermo un po’ e comporre. Composizioni in fatti è il risultato di un lavoro complesso e non facile. E’ capitato che scrivessi anche più pezzi contemporaneamente.

Sei un collaboratore fisso di Jovanotti, che ti ha supportato in questa avventura solista… Ringrazio molto Lorenzo, la sua credo rimarrà l’unica collaborazione artistica perché in fondo io sono un pianista dell’800, romantico e solitario. Diciamo che la voce di un cantante o di una cantante non si avvicina al concetto del pianoforte

Ma se proprio dovessi scegliere una cantante per eseguire Summertime di Gershwin ? Sceglierei Elisa, è quella che si avvicina di più alla mia sensibilità.

Uno dei tuoi pezzi si intitola Apollo 13, come mai? E’ una sfida con l’ignoto. Un po’ come con la mia musica. Il mio modo di concepire il pianoforte non è semplice e ogni volta che mi esibisco mi sforzo al limite dell emie possibilità. Sono fatto così…

Hai mai incontrato il maestro Muti? Sì. Mi sono travestito da cameriere ad un suo tavolo per dargli il primo cd 13 dita. Io ero già convinto che questo gesto no avrebbe portato assolutamente da nessuna parte. I nostri mondi sono molto distanti lui è l’icona dell’impostazione classica della musica.

Quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel tuo ambiente?
Indubbiamente il fatto che io sia stato “contaminato” dal pop, nel mondo della musica classica non è visto di buon occhio. Dal jazz sono stato “accettato” tant’è che mi sono esibito al Blue Note.

Quanto sono importanti per te i colori?
Tantissimo. Quando senti una musica è naturale associarla ad un colore…

In cosa consistono i tuoi seminari?
Adesso ne farò uno al Politecnico di Milano. Parlo delle illusioni ottiche e di come si possa ricreare lo stesso fenomeno con la musica. Inoltre metto in evidenza il rapporto tra la matematica e la musica, quest’ultima ha una sua forza tipicamente matematica.

Hai dichiarato: “Spero che anche domani la mia musica sarà mia”. Cosa volevi dire con queste parole?
E’ una situazione che deriva quando eseguo dei pezzi al pianoforte al massimo delle mie condizioni. In quei momenti sono partecipe delle emozioni che il pianoforte e la sua musica mi comunicano e diventiamo un tutt’uno. Ma questo non accade sempre. Ed è per questo che mi auguro che un giorno questa musica possa diventare mia.

Progetti futuri?
Un gruppo di persone, molto appassionate alla mia musica in verità, sta organizzando un tour. Spero di poter vincere certi pregiudizi!

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