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SEZIONE OPERA - Autore: Giordano Umberto su libretto di Nicola Daspuro
 
Mala vita
 
Personaggi:

Vito Amante (T); Annetiello (Bar); Cristina (S); Amalia, moglie di Annetiello (Ms); Marco, barbiere (B); Nunzia, pettinatrice (Ms); popolani e popolane, garzoni, tintori, ragazzi

Appena diplomatosi al Conservatorio di Napoli, e dopo un brillantissimo saggio finale, nel 1890 il ventitreenne Umberto Giordano ottenne dall’editore Sonzogno un contratto per musicare Mala vita , tratta da un soggetto di Salvatore Di Giacomo.

A Napoli, verso il 1810. Il tintore Vito, amante di Amalia, una donna sposata, è tisico; poiché ha paura di morire fa un voto al Crocifisso di sposare la prima prostituta che incontrerà, per redimerla.
Davanti alla fontana incontra Cristina e le propone di sposarlo; la ragazza accetta. Ma Amalia non è disposta a perdere l’amante: affronta e schernisce l’ex prostituta. Vito, che non riesce a resistere al fascino di Amalia, abbandona Cristina; la ragazza, sconfitta, torna a fare la prostituta.

Il modello al quale si ispira Giordano per la sua prima opera è Cavalleria rusticana (i protagonisti di Mala vita furono proprio Roberto Stagno e Gemma Bellincioni, primi interpreti dell’opera di Mascagni): brindisi e intermezzi sono di chiara derivazione mascagnana; per riprodurre il colore locale, Giordano impiega tarantelle e canzoni napoletane (Annetiello, un amico di Vito, canta una canzone in dialetto “Ce sta, ce sta nu mutto ca dice”). Ma il giovane operista dimostra già una certa maturità compositiva, soprattutto nella scena del voto di Vito (“Di quest’anima mia sii redentore”) e nel duetto-scontro tra Amalia e Cristina (“Ma questo amore è l’ultima mia speranza”). L’opera ebbe un grande successo soprattutto in Germania e in Austria; in Italia invece il soggetto venne ritenuto troppo scandaloso. Nel 1897 Giordano presentò una nuova versione dell’opera, con il titolo Il voto , nella quale non figura il personaggio di Annetiello e Cristina si suicida.