Opera Lirica
 
 
 
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Dizionario dell'Opera - ED. Baldini & Castoldi
   RINALDO
  di Georg Friedrich Händel  su libretto di Aaron Hill e Giacomo Rossi
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Opera Lirica su www.concertoggi.it
 
Dramma per musica in tre atti
Personaggi:
Goffredo, comandante dell’esercito cristiano (A); Almirena, sua figlia, promessa sposa a Rinaldo (S); Rinaldo, eroe del campo, promesso sposo ad Almirena (S); Argante, re di Gerusalemme e amante di Armida (B); Armida, incantatrice, regina di Damasco e amante di Argante (S); un araldo (B); due sirene (S); il mago cristiano (B); una donna (S)

Appena giunto nella capitale inglese, con quest’opera Händel colse la sua prima e notevole affermazione: il titolo sbaragliò, nell’arco di sette stagioni, tutte le altre opere in cartellone, sia per numero di repliche sia per numero di riprese dello spettacolo; il compositore mise nuovamente in scena il dramma nel 1731. Già presso i primi biografi händeliani, del resto, Rinaldo venne recepito come un’opera fondamentale per il successo personale dell’autore e per i destini dell’opera italiana a Londra. Lo spettacolo fu costosissimo e curato fin nei minimi dettagli: ci si procurò anche dei passeri vivi, destinati a entrare in scena alla fine del primo atto; particolare che suscitò l’ironia dei commentatori, con inevitabile effetto pubblicitario, già a pochi giorni dalla prima rappresentazione.

Atto primo . Nella Gerusalemme della prima crociata (1099), il generale cristiano Goffredo, certo di un’ormai prossima vittoria, invita il prode Rinaldo alla conquista di Gerusalemme, promettendogli in premio la mano della figlia Almirena, di cui il cavaliere è innamorato corrisposto: la ragazza sostiene a sua volta l’eroica impresa. Giunge intanto il re pagano Argante, che offre a Goffredo una tregua di tre giorni, prontamente accettata dai cristiani. Rimasto solo, Argante riceve la visita della maga Armida, sua amante, che gli promette di rapire Rinaldo per permettere la vittoria sull’esercito nemico. Armida compare infatti nel giardino dove s’intrattengono Rinaldo e Almirena e, grazie alla sua magia, porta via con sé la ragazza. Furibondo, Rinaldo chiede aiuto a Goffredo, che gli suggerisce di rivolgersi a un mago cristiano, alimentando i propositi di vendetta del cavaliere.

Atto secondo . Rinaldo e Goffredo si trovano in riva al mare alla ricerca del mago. Qui vengono irretiti dal canto delle sirene, che convincono Rinaldo a seguirle: l’eroe sale su una nave magica, deciso a recuperare l’amata rapita. Intanto la ragazza viene insidiata da Argante nel palazzo incantato di Armida. Ella è riuscita a far prigioniero anche Rinaldo, di cui subito si innamora, senza naturalmente alcuna speranza di venir corrisposta, neppure con l’ausilio della sua potente magia; si finge infatti Almirena, ma il cavaliere non cade nel tranello, mentre la maga, scoperta l’infedeltà di Argante, giura vendetta.

Atto terzo . Goffredo ha raggiunto il mago cristiano, che gli offre un bastone incantato col quale potrà rompere l’incantesimo di Armida; costei è ormai decisa a uccidere Almirena, ma deve fare i conti con Rinaldo. Giunge intanto Goffredo, e la maga è costretta a riparare nell’accampamento dei saraceni, dove si rappacifica col re Argante. Si prepara intanto la battaglia: Rinaldo scende in campo, e guida con il suo ardore i cristiani alla liberazione di Gerusalemme. Finalmente, a battaglia finita, potranno celebrarsi le sospirate nozze tra i due amanti.

Il drammaturgo e impresario Aaron Hill affidò la realizzazione pratica del suo scenario intitolato Rinaldo al poeta italiano Giacomo Rossi e a Händel, giunto da un paio di mesi in Inghilterra. A causa del poco tempo disponibile per l’allestimento dello spettacolo, i due professionisti si misero all’opera per confezionare testo e musica in soli quindici giorni, se si crede alla prefazione del libretto a stampa. Per quanto riguarda la partitura, Händel utilizzò in misura larghissima quanto aveva scritto nel suo ancora recente viaggio di formazione italiano (1707-’10), tanto più che nessuno dei brani riutilizzati nel Rinaldo sarebbe risultato noto al pubblico inglese nella sua veste originaria. I prestiti avvennero, ad esempio, dalla serenata Aci, Galatea e Polifemo , scritta a Napoli nel 1708 (l’aria di Argante “Sibillar gli angui d’Aletto”); dall’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno del 1707 (l’aria di Almirena “Lascia ch’io pianga”, seppure con modifiche e testo diverso, e il coro finale dell’opera “Vinto è sol dalla virtù”); dall’opera Agrippina , rappresentata con successo a Venezia nel carnevale del 1710 (il duetto Armida-Rinaldo “Basta che sol”); da una cantata del 1707 (lo splendido duetto Almirena-Rinaldo “Scherzano sul tuo volto”) e da un’altra cantata del 1708 (il tempo lento dell’ouverture). Oltre agli imprestiti integrali appena segnalati, numerosissimi sono gli spunti tematici che l’opera deriva da lavori precedenti e rielabora in senso nuovo, mentre Händel non si scompone nemmeno di fronte all’utilizzo di testi tratti da composizioni altrui. Nonostante questa sua natura di ‘pasticcio’, ossia di opera formata da pezzi di origine disparata, Rinaldo fu – ed è ancora – opera di straordinario successo, nato già dall’idea di Hill come un meccanismo teatrale di sicura efficacia sulle scene inglesi, sia per l’abbondanza di trovate spettacolari (draghi, sirene e quant’altro), sia per il moralistico incitamento a una virtù perseverante, che è in grado di sconfiggere ogni tentazione, per quanto temibile e insidiosa. Il poliedrico Hill, ben conscio della tradizione operistica barocca inglese, introdusse un personaggio nuovo rispetto alla vicenda tratta da Tasso (vicenda celeberrima nel Settecento, a teatro come in pittura): Almirena, figlia di Goffredo e fidanzata di Rinaldo, cui spettano i vertici della partitura, le arie “Lascia ch’io pianga” e “Augelletti che cantate”. Rinaldo non si trova più a dibattersi nel dilemma tra il fascino della maga seduttrice e il richiamo virtuoso del dovere militare: l’obiettivo dell’eroe qui è differente (la vittoria militare legata alla mano della promessa Almirena) e viene differito dall’intervento di Armida, finché un agente esterno, Goffredo, forte dell’aiuto del mago buono, non libera Rinaldo dalla sua esperienza di vita irresponsabile e lo riconsegna alla lotta per la conquista di Gerusalemme. Rinaldo si presenta dunque in una versione molto meno eroica, mentre anche il coinvolgimento emotivo di Armida ha ben poco a che vedere con la passione distruttiva di un’Alcina (protagonista del futuro e omonimo capolavoro händeliano). La maga compare quasi esclusivamente per ostentare i suoi spettacolari poteri e, tra una trappola e l’altra contro l’imprudente Rinaldo, trova l’occasione per cantare arie energiche, quasi sempre di furore, come “Furie terribili” (segnata Furioso in partitura) e “Molto voglio, molto spero” nel primo atto, la complessa “Ah! crudel”, cantata sotto le finte spoglie di Almirena e “Vo’ far guerra” nel secondo atto, e il duetto con Argante “Al trionfo del nostro furore” nel terzo. Anche il re saraceno condivide la caratterizzazione terribile della maga, come dimostra già la sua aria del primo atto, “Sibillar gli angui d’Aletto”. Gli interventi di Almirena sono improntati ora all’incitamento dell’amante alla gloria e all’onore (aria “Combatti da forte”, primo atto), ora al registro idilliaco che condivide con Rinaldo, nel locus amoenus del giardino delle delizie che chiude il primo atto (aria, in Adagio, “Augelletti che cantate” e duetto tripartito “Scherzano sul tuo volto”), ora invece all’elegia intensa della disperazione (l’aria celeberrima “Lascia ch’io pianga”), per concludere col registro medio di un’aria spensieratamente gaia come “Bel piacere”, sua ultima fatica, nel terzo atto. Prevedibilmente improntate alla gloria guerriera o comunque alla metafora del combattimento (anche amoroso) sono le arie di Rinaldo, sempre in un tempo Allegro franco e deciso, da “Ogni indugio d’un amante” e “Venti, turbini, prestate” nel primo atto, ad “Abbruggio, avvampo, e fremo” nel secondo, a “Or la tromba in suon festante” nell’ultimo. Non mancano tuttavia le eccezioni di rilievo, come le complesse “Cor ingrato, ti rammembri” nel primo atto, il duetto con Armida “Fermati!” e l’aria “Cara sposa, amante cara” nel secondo. Notevoli sono anche le pagine strumentali dell’opera, tra cui l’ouverture, una sinfonia nel primo atto e diversi numeri nel terzo: due sinfonie (splendida la seconda), una marcia e la musica che accompagna la battaglia risolutiva. Tra gli strumenti l’oboe ha un particolare rilievo, sia nell’ouverture sia nell’aria di Armida “Molto voglio”.

In una ripresa dell’opera, il 6 aprile 1731 al londinese Lincoln’s Inn Fields, Händel inserì una nuova scena, in cui è Rinaldo a sconfiggere personalmente Armida. L’aggiunta di carattere eroico era dovuta alla prestigiosa presenza del castrato Francesco Bernardi (detto ‘il Senesino’) nel ruolo del protagonista.
 
   
       
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