Opera Lirica
 
 
 
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Dizionario dell'Opera - ED. Baldini & Castoldi
   ALCINA
  di Händel Georg Friedrich  su libretto di Georg Friedrich Händel
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Personaggi

Alcina (S)
Ruggiero (S)
Morgana (S)
Bradamante (A)
Oronte (T)
Melisso (B)
Oberto (S)
paggi, damigelle, giovani cavalieri e dame, spiriti e abitanti del regno di Alcina

Ultima opera della ‘trilogia ariostesca’ dopo Orlando e Ariodante , Alcina fu presentata nell’aprile del 1735 al Covent Garden; il compositore era approdato al nuovo teatro l’anno prima, quando l’impresario del King’s Theatre, Johann Jakob Heidegger, gli aveva preferito Porpora e l’Opera of the Nobility, che sembravano offrire maggiori garanzie di successo. Oltre alla fonte, quest’opera ha in comune con Ariodante – presentata nella stessa stagione – la presenza di un coro propriamente detto e di un corpo di ballo, che non hanno un ruolo puramente decorativo ma sono inseriti con efficacia nell’azione drammatica. Se nell’opera precedente aveva ripreso dall’ Orlando furioso una storia di amore e gelosia priva di elementi soprannaturali, in Alcina Händel si ispira a uno degli episodi più fantastici del poema, quello – appunto – della maga Alcina, che seduce i cavalieri giunti sulla sua isola incantata per poi trasformare in animali, piante o rocce gli ospiti non più graditi (canti VI e VII). Per le numerose trasformazioni di personaggi e ambienti venivano impiegate le più complesse macchine sceniche, dando luogo a effetti spettacolari molto graditi al pubblico del tempo.

L’opera si apre su Bradamante, che in abiti maschili si nasconde sotto l’identità del fratello Ricciardo: insieme a Melisso è alla ricerca del suo innamorato scomparso, Ruggiero. Approdati sull’isola di Alcina, i due vengono accolti da Morgana, sorella della maga, che subito si innamora del presunto Ricciardo. Improvvisamente la landa inospitale si trasforma in uno splendido palazzo, dove si trova anche Ruggiero; questi è il nuovo amante di Alcina e, a causa di un incantesimo, non riconosce i nuovi ospiti.
Sull’isola si trova anche il giovane Oberto, alla ricerca del padre Astolfo.
Il comandante Oronte, innamorato di Morgana, è geloso di Ricciardo, e per allontanarlo scatena i sospetti di Ruggiero, dicendogli che Alcina si è innamorata del giovane; Melisso si traveste da Atlante, maestro di Ruggiero, e con l’anello magico un tempo appartenuto ad Angelica rompe l’incantesimo, dimostrando al paladino come il regno di Alcina sia mera apparenza. Oronte annuncia che Ruggiero è fuggito: il paladino finalmente riconosce Bradamante, e con lei progetta di sconfiggere la maga; quando Morgana li vede insieme e scopre che l’amato Ricciardo è in verità una donna, esorta la sorella ad annientarli.
Alcina, ancora innamorata di Ruggiero e nel contempo desiderosa di vendetta, evoca gli spiriti infernali: questi però non le obbediscono più, perché i sentimenti autentici nei confronti del paladino hanno neutralizzato i suoi poteri magici. Quando Oberto per la terza volta le chiede notizie di Astolfo, la maga gli ordina di uccidere un leone, ma il ragazzo riconosce il padre nella belva mansueta e rivolge l’arma contro la maga. Grazie allo scudo con la testa di Medusa e al cavallo alato, Ruggiero riesce a sconfiggere gli avversari. Di fronte alla disfatta, Alcina promette di liberare le vittime dei suoi incantesimi, ma invano: Ruggiero spezza l’urna fonte dei poteri magici, e Alcina e Morgana svaniscono insieme al palazzo incantato; sassi e animali si trasformano in esseri umani, che festeggiano con canti e danze la vittoria dell’amore su inganni e insidie.

Grazie alla caratterizzazione musicale dei personaggi, colti nella varietà delle emozioni che si sviluppano nel corso dell’azione, Alcina è una delle opere più celebri di Händel.
Le parti di Alcina e Ruggiero presentano estreme difficoltà tecniche e rientrano tra i ruoli più complessi scritti da Händel per le voci di soprano e di castrato, testimoniando l’alto livello degli interpreti che il compositore aveva a disposizione.
Alla ‘prima’ Anna Maria Strada del Po era Alcina, Giovanni Carestini interpretava Ruggiero e Maria Negri Bradamante; il tenore John Beard, nel ruolo di Oronte, era il più celebre dei cantanti inglesi che completavano il cast . Dall’analisi del manoscritto risulta che la parte di Oberto fu scritta in un secondo tempo, ispirata dal giovane interprete William Savage. Su tutti i personaggi trionfa la figura di Alcina, dotata di grande forza drammatica; anche il personaggio di Bradamante, con il suo eroico ardore giovanile, e Ruggiero, che nel corso dell’opera si trasforma da acquiescente innamorato della maga a paladino coraggioso e saldo nelle sue convinzioni, sono ben caratterizzati. In una parabola opposta a quella di Ruggiero, Alcina si trasforma da maga e regina sicura delle sue arti seduttrici a donna innamorata e disperata: questo cambiamento si delinea dopo la scoperta del tradimento di Ruggiero, nell’aria “Ah, mio cor! schernito sei” (II,8), che non è una tempestosa aria di vendetta come ci si potrebbe aspettare, bensì un lamento su un accompagnamento esitante degli archi, che lascia spazio a parole di minaccia solo nella rapida sezione centrale. L’ultima scena del secondo atto si apre con l’unico recitativo accompagnato dell’opera, “Ah! Ruggiero crudel”, una pagina ricca di modulazioni: nella parte centrale, quando Alcina tenta ancora di evocare gli spiriti dell’oltretomba che non le obbediscono più, l’orchestra tace e intervengono solo alcuni violini per rinforzare la voce.
A questo punto la maga deve riconoscere la sua impotenza: l’aria “Ombre pallide” segna il momento culminante della scena, che nella sua intensità drammatica può essere paragonata alla scena della pazzia nell’ Orlando . L’addio di Ruggiero all’isola di Alcina, “Verdi prati, selve amene” (II,12), divenne ben presto la pagina più celebre di tutta l’opera; secondo il racconto di Burney, Carestini non intendeva cantarla poiché la riteneva inadatta alla propria voce, e cambiò idea soltanto dopo le minacce di ritorsioni di carattere economico da parte del compositore. Se a una prima lettura aveva ritenuto quella melodia troppo semplice, il cantante aveva comunque numerose occasioni per dar prova delle sue doti virtuosistiche, come l’aria eroica “Sta nell’Ircana” (III,3), caratterizzata dall’impiego dei corni in sol. Anche Bradamante ha in gran parte toni guerrieri e solo nell’ultima delle sue arie, “All’alma fedel” (III,4), ormai libera del suo travestimento, può usare toni più teneri.

Alcina riscosse un travolgente successo, assicurato anche dalla presenza dei monarchi.
Tra il 1735 e il 1737 vi furono in tutto ventitre repliche, ma a partire dal 1736 si resero necessarie diverse modifiche: l’aria “Tornami a vagheggiar” (I,15), scritta originariamente per Morgana, fu affidata ad Alcina, forse in seguito a rivalità tra le interpreti; le arie furono modificate per il nuovo cast , e furono eliminati i balletti dopo la partenza della troupe di Marie Sallé.
La ballerina infatti, danzando in abiti maschili nel ruolo di Cupido, aveva suscitato la disapprovazione del pubblico londinese, e decise di tornare a Parigi lasciando per sempre l’Inghilterra. Nel 1738 l’opera fu presentata a Braunschweig; occorre poi attendere sino al 1928 per una nuova ripresa (a Lipsia, nella revisione di Hermann Roth). Nel 1957 il ruolo di Alcina venne interpretato da Joan Sutherland, che fu anche protagonista di un memorabile allestimento con la regia di Franco Zeffirelli, presentato nel 1960 a Venezia, Dallas e in seguito a Londra.
Negli anni Settanta e Ottanta l’opera è stata rappresentata più volte, soprattutto sulle scene tedesche.
 
   
       
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