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 VITE ILLUSTRI
 
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  PAGANINI NICOLO’
   
  1782 - 1840
   
   
Nacque nel 1782 a Genova. Nicolò iniziò a suonare, a soli cinque anni, dapprima il mandolino e successivamente passò al violino (questi due strumenti sono stati conservati fino ai nostri giorni, grazie al culto dei cimeli paganiniani che è molto forte).
Purtroppo si sa pochissimo sia dell’infanzia sia dell’educazione musicale del musicista. Ebbe come insegnanti negli anni giovanili un certo Servetto (Cervetto?!); successivamente fece una trentina di lezioni da Costa, al quale si devono eminenti allievi come i violinisti G. Serra e C. Sivori. Qualche principio di teoria musicale gli fu impartito da Gnecco, che era un compositore appartenente alla generazione del tardo settecento, ancora legato all’opera seria e all’opera buffa, vale a dire generi teatrali fuori moda.
Fu durante queste occasionali lezioni che P.diete il suo primo concerto all’età d’otto anni. Ebbe l’opportunità d’esibirsi più volte in chiesa nei momenti del rito dedicati alla musica, che a quell’epoca non era necessariamente sacra.
Nel 1795 suonò nel Teatro di Sant’Agostino dove tra l’altro incluse una serie di variazioni su canto rivoluzionario: la “Carmagnola” (forse in dedica ad un amico del padre, Di Negro, che lo sostenne concretamente nello sviluppo dei suoi studi). Questo concerto non era solo l’esibizione del ragazzo prodigio ma aveva un obiettivo: raccogliere più offerte possibili da impegnare in un viaggio di studio. Traguardo fu raggiunto e Nicolò poté partire per Parma. I due musicisti più rappresentativi di questa città erano: Rolla (grande didatta di violino e viola, che fece carriera come direttore d’orchestra alla Scala) e Paer (grande autore di opere teatrali che dopo aver molto viaggiato, si stabilì a Parigi dove ebbe importanti funzioni nell’amministrazione di teatri).
A PAGANINI servivano studi di composizione perciò si recò da Paer e da Ghiretti (insegnante di Paer) che proveniva dalla Scuola di Napoli, che nel settecento era considerata la più qualificata e autorevole d’Italia.
Nella Parma placida e amante della musica, non ancora sfiorata dai movimenti rivoluzionari, P. ebbe modo di farsi ascoltare, sviluppando quei virtuosismi che lo avrebbero accompagnato per tutta l’esistenza.
Degli anni tra il 1796 e il 1800 non si sa molto, a parte che non fece apparizioni in pubblico. D’altro canto l’Italia settentrionale di quel periodo era un teatro di guerra tra le truppe napoleoniche e quelle austriache. Forse fu quello il periodo in cui iniziò lo studio della chitarra, strumento che andava di moda giacché favorito dai francesi e, Napoleone era interessato alla conquista dell’Italia settentrionale non solo militarmente ma anche culturalmente.
Nel 1800 svolse un concerto a Modena che aveva come programma: “Carmagnola”, “Fandango spagnolo nel quale s’imitano le voci degli uccelli”, “Sinfonia Lodoiska abbellita da armonici di Paganini” in pratica la Lodiska di Kreutzer con una serie di variazioni acrobatiche su temi dell’opera.
Dal 1801 al 1810 P. si trasferì a Lucca. Giunse nella città toscana non ancora ventenne e con formazione musicale acquisita tramite episodici insegnamenti a Parma e a Genova.
Il violinista arrivò in occasione di una festa solenne, quella della Santa Croce, che si celebrava con una processione cosiddetta Luminara e con una grande composizione sacra, il Mottettone. Nicolò si presentò al bando che convocava tutti i musicisti italiani ad esibirsi: deliziò e scandalizzò il pubblico esibendo tutto il suo repertorio, dai versi animaleschi alle più audaci acrobazie.
Quest’esibizione gli diede il leggio di primo violino nell’orchestra lucchese. In questa città ebbe anche la sua prima storia d’amore. P. alloggiava presso la famiglia Bucchianeri con la quale strinse un bel rapporto d’amicizia, altri furono i sentimenti che suscitò in lui la sorella della padrona di casa. Fu lei che ispirò le sonate per violino e chitarra raccolte nell’op. 3. Queste, quelle che formano l’op. 2, i Capricci op.1 e, altre sei composizioni costituiscono tutto quanto venne edito durante la vita di Paganini. A questo periodo appartiene anche la composizione “La sonata in la maggiore” per violino.
Lucca, in questi anni era dominata dalla duchessa Elisa Baiocchi, sorella di Bonaparte, dal carattere assai volitivo. Ella unì i due complessi antichi in uno solo e diete a P. la carica di secondo violino( quella di primo era di Romaggi); venne anche insignito del grado di Capitano d’onore delle guardie, dopo poco tempo, “virtuoso di camera” e, infine insegnante privato del duca. Si comprende che tutto ciò non avesse molto a che fare con i suoi meriti ma Elisa, a quanto sembra lo elesse a più intime predilezioni. Riguardo a questa relazione P. fu sempre molto riservato, infatti, il legame divenne pubblico solo dopo la sua morte, nel 1931, a causa di una confidenza fatta alla persona sbagliata. In ogni modo con Elisa che il musicista inizia il suo percorso sentimentale tortuoso, che lo vedrà sempre accompagnarsi a donne autoritarie delle quali lui fu plagiato e che influirono negativamente sulla sua personalità.
Tuttavia in questa città ebbe anche un’altra avventura che lo portò a comporre “Scena amorosa”che purtroppo è andata persa. Si trattava di un duetto, trascritto sul violino, privo però delle due corde centrali. Successivamente sfidato/stimolato dalla Duchessa Baiocchi presentò la “Sonata Napoleone” una sonata per violino con una sola corda e accompagnamento d’orchestra.

Nel 1810 i rapporti con la famiglia ducale si allentarono a causa del loro trasferimento, cosicché il musicista iniziò a viaggiare per esibirsi in concerti: Torino, Ferrara, Livorno.
Nel 1813 avviene la sua affermazione definitiva come virtuoso del violino, con un concerto alla Scala di Milano. Acclamazioni particolari ebbero le sue variazioni intitolate “Le Streghe”, grazie alla quali Nicolò arricchì di nuova dimensione la sua tecnica trascendentale: all’uso della sola quarta corda furono aggiunti gli armonici semplici e doppi, vale a dire i suoni acutissimi che s’ottengono sfiorando le corde del violino nella zona più vicina al ponticello.
Nel 1814 tenne ben altri 11 concerti a Milano e, ormai la sua fama era così diffusa che molte città, soprattutto dell’Italia settentrionale si contendevano la sua presenza. Dopo aver conquistato il pubblico milanese, P. allargò l’ambito della sua attività.Il 1815 fu incaricato, a Genova di dirigere una cantata in occasione dell’arrivo di Vittorio Emanuele I.
Sembra che il mutamento politico che investì L’Europa con il Congresso di Vienna non influì assolutamente l’andamento della carriera del violinista, anche perché la sua musica era in perfetta armonia col cambiamento dei tempi.
Comunque come già detto l’Italia settentrionale era ai suoi piedi, anche questo spinse Nicolò ad arrivare fino a Bologna dove ebbe modo di conoscere Mattei(famoso didatta), Rossigni, e la cantante Isabella Colbran.
Nel 1818 giunse a Roma, ma la città eterna non si accorse subito di lui. In ogni modo, trascorse il periodo dal1819 al 1821 tra Roma e Napoli; a Roma continuava a crescere il rapporto d’amicizia con Rossini continuava a crescere. Nel 1822 la notizia di aver la sifilide, porta ad un crollo psicologico l’artista che oltre spaventarsi per la malattia, soffre anche per il desiderio, ormai di anni, di avere dei figli. Si può comprendere il successivo periodo, che durerà per due anni, di totale inattività.
Ma nel ’23, grazie all’aiuto di un nuovo medico si rianimò e, nel 1825 ricevette un figlio dalla sua attuale compagna, Antonia Bianchi che gli “vendette” il figlio e se ne andò poco tempo dopo.
Dal 1828 al 1830 P. suonò in Austria e in Germania raccogliendo, come al solito, successi strepitosi. Trionfò, nel 1831 all’Operà di Parigi. Cosicché fino al 1833 fece la spola tra Inghilterra e Francia, non risparmiandosi in niente, suonando nelle grandi città come nei paesini. Nel 1834, dopo un’altra avventura di carattere amoroso che fece scandalo, tornò in Italia e precisamente a Parma. La sua salute era in declino, nel 1839 tornò a Genova, da dove riparti l’anno seguente per Nizza.

Lì nel 1840, stroncato dalla tubercolosi, mori.
 
       
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