Se hai una Biografia da inserire nei nostri archivi contatta i nostri indirizzi di posta elettronica per ricevere tutte le informazioni necessarie per l'inserimento.
 
 VITE ILLUSTRI
 
Immagine non disponibile
               Siti Correlati

 

  Verdi Giuseppe
   
  1813 - 1901
   
   
Nacque nel 1813 a Le Roncole (Busseto) in una famiglia di modesti commercianti; i genitori ebbero modo di intuire la sua spiccata inclinazione allo studio della musica, perciò, ancora fanciullo, lo mandarono a Busseto affinchè potesse iniziare gli studi. Qui incontrò e venne aiutato da un amico del padre, Antonio Barezzi, che era il presidente della società Filarmonica. La sua istruzione si articolò verso la musica, con l'insegnante canonico Ferdinando Provesi e verso il latino, con Siletti anch'esso insegnante canonico.
Barezzi e Provesi insistettero molto affinchè si trasferisse a Milano per iscriversi al Conservatorio, purtroppo una volta arivato non fù amesso perchè non sufficiente alla prova preliminare di pianoforte; oltretutto il giovane non aveva nemmeno conoscenze dalle quali poteva essere favorito.
Comunque a Milano ebbe occasione di effettuare dei lavori con l'operista Vincenzo Lavagna e, nel frattempo frequentare ambienti teatrali ed esercitarsi nella direzione d'orchestra (diresse "La creazione" di Haydin). Nel 1836 fù nominato maestro di musica nel comune di Busseto e nello stesso anno sì unì in matrimonio con con la figlia del Barezzi: Margherita, dalla quale ebbe tra il '37 e il '39 due figli che malauguratamente non vissero entrambi più di un anno.
Nel '39 si trasferì a Milano dove fece sentire l' Oberto alla cantante Giuseppina Strepponi che, essendone entusiasta lo raccomandò all'impresario Merelli. Costei intuento le capacità operistiche dell'artista gli commise, dopo il plauso con il quale era stato accolto alla Scala l'oberto, altre tre opere.

Negli esordi del Verdi si possono trovare delle forti somiglianze stilistiche con Bellini e Donizzetti, inoltre formule delle partiture più alla moda, nelle quali una personale irruenza recava espressioni immediate e schiette nei sentimenti .
Nel 1840 lavorava al "Finto Stanilao"quando lò sconvolse un altro terribile lutto: la morte della moglie. Quest'opera venne rappresentata nel settembre con il nome di"Un giorno di regno" non ricevendo un caloroso plauso da parte del pubblico forse a causa del forte richiamo a lavori di Cimarosa, Paer, Rossini e Donizzetti in poche parole non vi era originalità.
Verdi cadde nello sconforto, ma con il supporto di Morelli nel 1842 presentò il "Nabucco" alla scala. Quest'opera segna l'inizio della carriera artistica di Verdi. Le opere a seguire furono di carattere popolare(aggettivo che apparirà praticamente legato ad ogni creazione verdiana), immediate e schiette:"I lombardi alla prima crociata" del 1843; "Ernanni" nel 1844 decretò il V. come operista libero, infatti se ne esaltò il carattere liberale presente nell'opera. Comunque grazie a questa egli si impose o venne imposto a successore di Bellini e Donizzetti nell' ambito teatrale.
Interessante nel 1844 i "Due Foscari"; mentre nel '45 "Giovanna D'Arco" non segna nessuna innovazione e, sempre nello stesso anno "Alzira" verrà criticata dallo stesso suo creatore che si dichiarerà impotente nel migliorarla in quando una modifica potrebbe solo far peggio. Con "Attila" la situazione sembrò ritornare favorevole ma ,in verità interessarono più i contenuti patriotici all'interno che l'opera in sè.
Nel 1847 si occupò della direzione della messa in scena, prima a Firenze del "Macheth" di Shakespeare e, successivamente a Londra dei "Masnandieri" che Maffei riprese dalla tragedia di Schiller. A Parigi, dal ritorno da Londra, mise in scena i Lombardi alla prima crociata rinominati "jerusalem" che si può ipotizzare esser una dedica a Giuseppina Strepponi in quanto ella divenne in quel periodo sua compagna. (Divenne sua consorte nel 1859 e rimase sua fedele compagna fino all'ultimo giorno). Sempre di quest'anni durante il soggiorno parigino fù l'opera mancata "I Corsari", cui fece seguito la "battaglia di Legnano" rappresentata nel 1849 a Roma; quest' opera fù reputata una delle più potenti. Le acclamazioni"Viva Verdi,viva l'Italia!"diventarono deliranti. Quest'opera si distingue nettamente dalle altre, manifesta un egregio miglioramento e una forte innovazione del dramma di Verdi, e in generale di tutto il suo stile che appare personalizzato.
La fama ormai consolidata, il calore del pubblico che esprimeva anche un sostegno delle sue idee politiche, tant'è che ormai alcune parti delle sue opere si erano trasformati in veri e propi inni. Questo però fece in modo che la figura di Verdi venne percepita pericolosa da una parte delle autorità dominanti, cosicchè egli dovette combattere contro una feroce censura.
Dopodichè l'interesse cadde su "Amore e calaba" di Schiller e nacque la"Luisa Miller" con versi di Salvatore Cammarano, mandata in scena a Napoli il 1849; subito dopo, nel 1850 l'opera "Stiffelio"appare irremidiabilmente mancata, ma subirà delle modifiche che la riporteranno in scena sotto il nome di "Aroldo" (1857).
Così arriva il momento di una sorprendente fioritura:"rigoletto", "Il Trovatore","La Traviata". Le peripezie che il Rigoletto dovette affrontare prima d'esser rappresentato furono molteplici. L'argomento dell'opera era preso dal dramma Le roi s'amuse di Victor Hugo, la prima avrebbe dovuto essersi svolta alla Fenice, ma vi fù un'obiezione da parte della critica riguardante i temi e i contenuti costituenti l'opera. Si svolse così un lavoro di modificazioni varie, con addirittura un cambio di titolo:"La maledizione". Anch'esso rifiutato dalla censura perchè offensivo nei confronti delle anime timorate di Dio.Verdi accolse tutte queste motivazioni impedienti facendo buon viso a cattiva sorte solo per poter andare avanti con la sua opera; l'opera fù rappresentata nel 1851 e fù un trionfo.
Nel 1853 troviamo il "trovatore", che nasce dal El trobado del Gutierrez, con il libretto di Cammarano; la forma è senz'altro meno curata rispetto a quella del Rigoletto, comunque la prima a Roma ebbe esito positivo. Sempre in quest'anno vi è la prima alla Fenice di Venezia della "Traviata", tratta da La dame aux camelias di Dumas;purtroppo il pubblico l'accolse estremamente male. Ma nel 54' quest'opera, alla quale vennero apportate delle modifiche andò incontro ad un grande successo al S. Gallo di S. Benedetto.
Nel 1855 il Governo imperiale francese invito V. a creare un'opera in occasione dell'esposizione di Parigi;egli accettò anche se non scelse certo l'argomento più adatto all'occasione:"I Vespri siciliani". L'opera accolse un grande favore da parte del pubblico cosicchè il governo francese invitò il maestro a trasferirsi, ma egli non accettò. Quando i Vespri vennero portati in italia subito ci fù un'interferenza da parte della censura e dovettero cambiare nome, dapprima in "Giovanna di Braganza" e successivamente in "Giovanna di Guzman".
Nel frattempo il Piave preparò un altro libretto che ebbe un destino discontinuo, infatti: a Venezia nel "57 non raccolse favori, nel '58 a Napoli piacque, nel '59 a Milano ricadde nell'insuccesso.

Nel 1857 vi è una nuova opera che ebbe come titolo all'inizio "Un Ballo in maschera" e poi venne rinominata come "La Vendetta in domino"; ma non andò mai in scena perchè le richieste della censura furono eccessive e V. preferì ritirarla. (Solo nel '59 quest'opera vide la luce e fù acclamata indescrivibilmente).
Nel 1859 alla vigilia della guerra contro l'Austria,nel grido di evviva all'indirizzo del Verdi , si volle compendiare il voto della nazione italiana, trovando nelle lettere che componevano il suo nome le iniziali dell' espressione: Vittorio Emanuele Re d'Italia. Nel 1862 vi è "La Forza del destino" che debutta al Teatro Imperiale di Pietroburgo, in essa si può notare la ricerca da parte dell' artista , di un bilanciamento tra l'effetto teatrale e la forma musicale.
Le opere seguenti sono nel 1867 a Parigi "Don Carlos" e, nel 1871 al Cairo, "Aida". Quest' ultima costituisce,per la sua vasta risonanza e per l'enorme successo che ebbe, la punta di diamante del repertorio verdiano.
Un 'altra opera che nasce in questo momento di perfezionamento/rinnovamento e purificazione dello stile è:"messa di requim", alla memoria di Alessandro Manzoni. Verdi si mise alla prova anche a livello della pura musica strumentale da camera con un quartetto scritto a Napoli, nel 1873.
Nel 1877 viene rappresentato il discreto "Stabat Mater" , all'Opéra di Parigi.
S' avvicinò alla poesia dantesca con "Ave Maria" per voce solista e accompagnamento d'archi del 1880. Nel 1879 si ebbe un ravvicinamento, dopo crontoversie accadute in passato, tra il Verdi e il Boito ed avviene grazie all'elaborazione di quell'opera che porta il titolo:"Otello". La messa in scena venne alla Scala nel 1887 ottenendo un enorme plauso. (Nei giorni dell'Otello Verdi ricevette la cittadinanza onoraria di Milano). Nell'89 comprò un terreno a Milano, ed è in quel luogo che oggi sorge la Casa di Riposo per i musicisti, della quale i lavori iniziarono nel 1896; V. fece in tempo a vederne l'ultimazione ma non l'inaugurazione.
Sempre con il Boito che nacque il "Fastalff", venne tratto dalla prime e seconda parte del Re Enrico IV e delle Allegre comari di Windsor dello Shakespeare. La prima alla scala,nel 1893 fù un evento straordinario che mise in fermento tutto l'ambiente musicale. L'Otello e il Fastaff costituiscono il capolavoro musicale della nuova Italia. Nel 1897 Verdi perde la moglie, anche se le condizioni di Giuseppina erano peggiorate già da qualche tempo.
Nel 1898 troviamo ancora "Quattro pezzi sacri".

Il 27/1/1901 Giuseppe Verdi muore.
 
       
Copyright © 2002 - 2006 Concertoggi.it - Tutti i diritti riservati - info@concertoggi.it - redazione@concertoggi.it l Web Master

Giovani musicisti l Grandi Musicisti l Editoria l Opera l Programmi d'esame l Corsi
Scuole di Musica l News di musica classica l Festival e Rassegne l Musicoterapia
Cerca nel sito l Mappa del sito