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Monteverdi Claudio |
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1567 - 1643 |
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Figlio di un medico e maggiore di cinque fratelli, inizia giovanissimo gli studi musicali sotto la guida di Marco Antonio Ingegneri, maestro di cappella del duomo di Cremona.
A 15 anni fa conoscere le sue eccezionali doti con la pubblicazione delle Sacrae Cantiunculae a 3 voci, a cui seguono l'anno successivo i Madrigali Spirituali a 4 voci e nel 1584 le Canzonette a 3 voci.
Con il Primo Libro dei Madrigali (1587) diventa famoso in tutta Europa ed entra di diritto a far parte del gruppo dei più grandi compositori europei del tempo.
Nel 1590, a Mantova, entra come suonatore di viola e cantore nella cappella musicale del duca Vincenzo Gonzaga che, amante delle arti, ha fatto diventare la sua città un centro culturale tra i più attivi dell'epoca. Al seguito del Duca si reca nel 1595 in Ungheria per la campagna contro i turchi e nel 1599 nelle Fiandre.
La permanenza nell'ambiente colto e raffinato della corte dei Gonzaga e questi viaggi gli danno la possibilità di maturare la sua formazione artistica e di arricchire la propria esperienza attraverso la conoscenza diretta di diversi ambienti musicali che in quel periodo sono tra i più attivi d'Europa.
Nel 1595 si sposa con la cantante Claudia Cattaneo, che gli dà tre figli. Intanto l'avarizia del Duca gli rende difficile la vita da un punto di vista finanziario, mentre si amareggia per le molte inimicizie che si è creato in quanto assertore di tendenze musicali progressiste. La manifestazione più clamorosa ed aspra di questa polemica contro di lui è il pamphlet del canonico bolognese Giovanni Artusi "L'Artusi overo delle imperfettioni della moderna musica" pubblicato nel 1600.
Malgrado tutto ciò continua ad accrescere il suo prestigio presso la corte mantovana, sia come compositore che come concertatore e direttore di manifestazioni musicali, tanto che nel 1602 il duca Vincenzo lo nomina maestro di musica, carica più onorifica che remunerativa.
Nel 1605 decide di rispondere finalmente ai suoi denigratori nella prefazione, molto polemica, al Quinto libro dei madrigali a cinque voci, annunciando una "seconda pratica overo perfettione nella moderna musica".
Il debutto in teatro avviene nel 1607 quando rappresenta l'Orfeo, una favola in musica che il Duca gli ha richiesto espressamente per rivaleggiare con gli spettacoli sfarzosi della corte fiorentina. La gioia del grande successo ottenuto viene rovinato dalla morte dell'adorata moglie, ma la notizia del trionfo si diffonde rapidamente tanto che molte città italiane lo mettono in scena.
L'Orfeo, nato come esperimento, rappresenta un assoluto punto di riferimento nella storia dell'opera. Se alla base troviamo la pratica monodica già utilizzata nella Dafne da Jacopo Peri e nell'Euridice da Giulio Caccini, il "recitar cantando" con Monteverdi si sviluppa in modo prodigioso. Lo stile recitativo si perfeziona e risulta essere molto vario, mentre il coro e l'orchestra, che con lui incomincia ad avere un organico decisamente più importante, si affiancano ai cantanti a cui sono affidate le arie; le sinfonie e vari brani strumentali completano la struttura musicale. Inoltre, con il libretto di Alessandro Striggio figlio, il compositore traccia un quadro espressivo e drammatico di rara intensità e di grande modernità.
Dallo sviluppo che Monteverdi dà al teatro per musica, che in effetti nasce in quel momento, prende forma la vocazione eminentemente lirica che la musica italiana seguirà nei secoli successivi.
Sempre nel 1607 scrive gli Scherzi musicali a tre voci mentre l'anno seguente va in scena di fronte ad un pubblico di migliaia di persone, cosa eccezionale per l'epoca, Arianna
Nel 1608 viene rappresentato Il Ballo delle Ingrate e due anni dopo vengono pubblicati nello stesso volume una Missa da cappella a sei voci ed il grandioso Vespro della Beata Vergine dedicati al Papa Pio V.
In seguito alla morte di Vincenzo Gonzaga, il compositore abbandona nel 1613 la corte mantovana ed assume l'ambita, e finalmente ben remunerata, carica a vita di "maestro di cappella della Serenissima Repubblica di Venezia".
Nella città lagunare rimane sino alla morte, considerato da tutti come uno dei più illustri musicisti viventi, carico di onori. In questo periodo si dimostra anche fecondo compositore di opere sacre e religiose, continuando a dedicarsi anche a quelle madrigalesche e teatrali. In particolare scrive nel 1619 un Settimo libro de madrigali a 1-4 e 6 voci, con altri generi de canti intitolato Concerto ed un ottavo, i famosi Madrigali guerrieri et amorosi, per voci e strumenti vari.
Nel 1632 Monteverdi, che non si è più risposato dopo la morte della moglie, decide di farsi prete. Nel 1640 scrive una miscellanea di musica religiosa, Selva morale e spirituale, la Messa a quattro voci e le Litanie della Beata Vergine, queste ultime due pubblicate postume nel 1650.
Compone anche numerose opere drammatiche, andate purtroppo perdute. Le sole opere di quel periodo tramandateci sono Il ritorno di Ulisse in patria , andata in scena al Teatro San Cassiano nel 1640 e L'incoronazione di Poppea , rappresentata al Teatro dei Santi Giovanni e Paolo poco prima di morire nel 1643.
Con quest'ultima opera Monteverdi inaugura un genere che sarà molto importante per il teatro musicale, quello del melodramma a soggetto storico, abbandonando i soggetti, sempre utilizzati fino a quel momento, basati su personaggi immaginari della mitologia.
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