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  Cimarosa Domenico
   
  1749 - 1801
   
   
Cimarosa, Domenico. Conpositore italiano (Aversa, Caserta, 17-XII-1749 - Venezia 11-I-1801).
Compositore fecondissimo, non fu figlio d'arte (come Mozart, ad es., e per ricordare un musicista che gli è stato spesso avvicinato), né proveniva da una ricca famiglia in cui la cultura circolasse quotidianamente. La madre era, infatti, una lavandaia ed il padre un modesto muratore che, quando il bambino aveva 4 anni, dovette abbandonare la sua città per Napoli, dov'era in atto la costruzione della nuova reggia di Capodimonte. E fu durante il lavoro che solo 3 anni dopo, per la caduta da un'impalcatura, morì lasciando 1'unico figlio e la moglie in condizioni di miseria estrema.

Alla scarsa cultura familiare, ed anche al materiale sostentamento di C., sopperì un frate di cui non ci è nemmeno trasmesso esattamente il nome (qualcuno parla di un padre Polcano, altri di un padre Porzio), che occupava il posto di organista nel convento di San Severo dei padri conventuali al Pendino, dove la madre del musicista lavorava come lavandaia e presso al quale i C. vivevano. Fu quel frate a fornire a C. i primi rudimenti della mus. e della poesia, ed il ragazzo manifestò tanto precocemente la sua inclinazione che nel 1761 venne gratuitamente accolto nel Conservatorio della Madonna di Loreto.

Le notizie che abbiamo sui suoi maestri sono piuttosto scarse e non sempre verificabili, comunque F. Florimo, uno dei biografi più attendibili se non altro perché molte notizie le ebbe direttamente dal figlio del compositore, Paolo , indica come primo il Manna, cui seguirono il Sacchini (per il canto) e il Fenaroli (per 1'armonia e il contrappunto). A completarne 1'educazione mus. dopo il cons. sarebbe stato Nicolò Piccinni. Oltre che violinista, clavicembalista e organista, C. fu cantante fornito di cultura e di buoni mezzi vocali, e già ai tempi del conservatorio interpretò la parte del protagonista (non nella rappresentazione, precisa Florimo) nell'intermezzo Fra Donato di Sacchini.

Come compositore, dopo varie esperienze nel campo della mus. sacra, esordì come musicista teatrale al Teatro de' Fiorentini nel carnevale del 1772 musicando (da principiante) un mediocrissimo testo di P. Mililotti: Le stravaganze del conte, op. in 2 atti più un terzo costituito dalla farsa Le magie di Merltna e Zoroastro (o Le pazzie di Stellidaura e Zooastro, secondo P. Cambiasi), che non ricevette nulla più che un successo di stima. Ancora su parole di Miliotti scrisse 4 anni dopo La frascatana nobile (nota anche come La finta frascatana, sempre secondo Cambiasi) e 1'anno seguente si sposò con Costanza Suffi; morta ella di parto, ne sposò la sorellastra sedicenne, Gaetana Pallante, da cui ebbe 2 figli (il figlio Paolo nacque a Pietroburgo nel 1788). Malgrado la sua intensissima attività, C. colse il suo primo successo teatr. solo nel 1779 quando, ormai noto al pari di Paisiello, Guglielmi e Piccinni, fu a Roma (al Teatro Valle) con l 'italiana in Londra, anche grazie all'interpretazione (nel ruolo di prima donna) del Crescentini, del buffo toscano Buscani e del buffo napoletano Luzio. Ancora per Roma scrisse la sua 1a op. seria, il Caio Mario (su libr. attrib a G. Roccaforte), nell80 e, lanno seguente, Alessandro nelle Indie, su testo di Metastasio.
Ma la vena principale di C. era quella comica e doveva presto riaffermarsi (nell81, non 85 come vorrebbe Florimo) con una delle poche op. cimarosiane che, se pur non rimangono in repertorio, sono almeno note agli studiosi: Giannina e Bernardone. Con le compos. sin qui cit. il mus. aversano ampliò la propria notorietà ben al di là dei confini italiani., ed essa raggiunse i principali Paesi europei, fino alla Russia, ove C. venne invitato nell87 a sostituire il Sarti, che a Pietroburgo era maestro di cappella. C. accettò 1incarico, anche confortato dai consigli di Paisiello, appena reduce dalla corte di Caterina II, ma approfittò del viaggio per far sosta nelle principali corti ital., ove venne entusiasticamente accolto (oltre che colmato, un po dappertutto, di preziose tabacchiere e gioielli vari). Cosi il viaggio (per allora già lunghissimo) si protrasse dalla metà di luglio fino allinizio di dicembre (sarebbe giunto il 1°, secondo il Florimo, o il 2-XII-1787 secondo i1 Cambiasi). Alla zarina C. venne presentato dal duca di Serracapriola, plenipotenziario di Ferdinando IV re di Napoli.

L'imperatrice lo accolse entusiasticamente, spec. dopo averlo sentito cantare e suonare al clav., e gli assegnò 1incarico di maestro di capp. (che era stato del Sarti) oltre a quello di insegnante di mus. dei 2 nipoti. C. iniziò un'intensa attività (anche se più modesta di quella prospettata senza documentazione dal Cambiasi), con una Messa a 4 v. in sol min., eseguita per i funerali della duchessa di Serracapriola, cui fecero seguito una Felicità inaspettata (su versi di F. Moretti), una Atene Edificata (su versi ancora del Moretti), oltre a drammi, cori e cantate. Ma Caterina, umorale com'era, si annoiò ben presto del compositore ital. e, certamente, non mancò di manifestarlo a C., il quale adducendo anche cause di salute fu ben lieto di riprendere, ai primi dell'estate 1791, la via del ritorno. Ma se il compositore ripartiva, rimaneva la sua mus. che, ai di 1à del carattere della zarina, ricevette ancora 1argo favore, mentre le bibl. dei teatri imperiali formarono un non piccolo museo cimarosiano. Comunque, ancora una volta non si trattò di un viaggio senza interruzioni, anzi esse furono più lunghe e più produttive di quelle dell'andata.

Dopo aver sostato per 3 mesi a Varsavia (senza che della sua attività ci rimanga una qualche documentazione), C. giunse a Vienna, ove Leopoldo II era succeduto (nel 90) a Giuseppe II, fautore di unop. naz. tedesca. Leopoldo II non era particolarmente interessato al teatro mus., ed il suo regno rappresentò un momento di decadenza mus. della capitale dellimpero. Come ricorda Della Corte: " Salieri lasciò la direzione del Teatro dellOpera. Intanto Haydn stava a Londra. Mozart si spense proprio nel dicembre del 1791 ".Scomparsi per diverse ragioni i 2 grandi austr., il teatro, rimaneva in mano agli ital. (non sempre grandi) ed anche C. ottenne 1opportunita per il grande successo che gli era mancato in Russia. Egli venne infatti incaricato di comporre unop. su parole del poeta cesareo Giovanni Bertati; ne nacque il capolavoro cimarosiano: Il matrimonio segreto. L'op. ebbe tale successo che Leopoldo II, che pure, si è detto, non era un amante della mus., invitò a cena il compositore, i cantanti ed i musicisti e li invitò poi a ripetere subito 1intera op. (" Unico esempio nei fasti teatrali di un bis dellintera rappresentazione nella stessa sera! ", nota Florimo) ed al compositore vennero date 500 doppie doro napoletane. Seguirono 2 op. (La calunnia dei cuori e Amore rende sagace), quindi C. ritornò a Napoli, preceduto dalla fortuna del Matrimonio, che venne rappresentato come prima op. al T. de Fiorentini per 1anno 1793. Ma non si trattava esattamente della stessa op., poiché era stato necessario compiere qualche adattamento per la diversa comp. di canto (furono aggiunti vari pezzi, ed il Fétis segnala particolarmente il nuovo duetto " Deh! Signore! "). Comunque 1'entusiasmo non fu inferiore a quello manifestato in Russia, e L'op. fu rappr. ben 110 sere in 5 mesi.

Altro successo furono I Traci amanti, cui seguirono le più note Astuzie femminili (nel '94) e 1'op. seria Gli Orazi e i Curiazi. Si preparavano intanto gli avvenimenti che più negativamente avrebbero inciso sulla non felicissima vita del compositore: da una parte il primo manifestarsi dei disturbi nervosi che lo avrebbero portato alla morte, e dall'altra lo scoppio della rivoluzione napoletana del '99. A quest'ultima C. aderì con sincero entusiasmo, tanto da spingersi a scrivere un Inno repubblicano su parole di Luigi Rossi, che venne eseguito (secondo il calendario rivoluzionario) il 30 fiorile dagli allievi del cons. (forse di quello dove C. aveva studiato, o del cons. di Sant'Onofrio, o come suggerisce Damerini dagli allievi dei 2 cons. riuniti). Naturalmente ne scontò le conseguenze quando trionfò la reazione, anche perché C. aveva nascosto nella propria casa il giacobino Nicaso di Mase; prob. la sua casa venne saccheggiata ed il suo clav. fu scagliato dalla finestra (la notizia, non documentata, fu riferita da Carlo Botta ed accettata da molti biografi). Certo e che a nulla gli valsero un'inversione di rotta (che fa venire in mente Vincenzo Monti) e la compos. di una Cantata a 3 v., in occasione del bramato ritorno di Ferdinando, cosi come 1'inno Bella Italia, su testo di Vincenzo dei Mattei di Torre Susanna.

C. venne incarcerato, mentre il Rossi veniva giustiziato, ed in galera rimase per 4 mesi, finché venne liberato o per un intervento di ecclesiasti o (come ancora sostiene Botta) per volontà dei russi. In ogni modo e certo che C. preferì abbandonare il Regno delle Due Sicilie, o vi fu costretto, per recarsi prima a Padova e poi a Venezia, ove venne incaricato di comporre 1'Artemisia, che pero non riuscì a terminare, poiché i citati disturbi nervosi ed un carcinoma al basso ventre lo condussero a morte dopo soli 8 giorni dal manifestarsi del male, all'inizio del 1801, in Palazzo Duodo, ove abitava. Era naturale, per allora, che ad una morte così repentina corrispondessero voci di avvelenamenti o addirittura di sicari strangolatori inviati dalla regina Carolina di Napoli, ma si trattava, al solito, di gratuite invenzioni, di cui faceva giustizia il certificato di morte, reso noto 3 mesi dopo la morte. Venezia gli approntò esequie che manifestarono di quanto affetto il compositore godesse, con 1'esec. di una messa di Bertoja e con 1'esec. di vari brani, tra cui una rielab. per fl. di un tema degli Orazi e Curiazi di Luigi Giannella. Il corpo venne inumato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo (che venne presto adibita ad altro scopo, cosa che portò alla scomparsa dei resti di C.). Anche a Roma il cardinale Consalvi, che del compositore era intimo, volle che fossero celebrate solenni onoranze e commissionò a Canova un busto che attualmente si trova al Museo Capitolino; in seguito restituì al figlio di C., Paolo, i MSS che il compositore gli aveva affidato alla partenza per la Russia e questi ne fece dono al Cons. di Napoli nel 1852.

Molto altro ci sarebbe da segnalare, ma non pare il caso di evidenziare alcune perle (cosa che del resto molti hanno già fatto), poichè si correrebbe il rischio di far apparire C. come autore discontinuo compositore di arie o di qualche pezzo d'insieme semplicemente da aggiungere alle fortune di un unico lavoro di grande respiro. Solo pare il caso di ricordare il quintetto delle Trame deluse, poiché fu ammiratissimo da Rossini, che ne trasse lo spunto per il sestetto della Cenerentola. Ed al livello di curiosità (data la consuetudine operistica ottocentesca) si può segnalare che Mozart scrisse l'aria Alma Grande K. 578 in si bem. magg. per S e orch. destinata ad essere inserita ne I due baroni di Rocca Azzurra nel 1789 (cfr. tra L'altro G. Casaglia, Il catalogo delle opere di Wolfgang Amadeus Mozart, Bologna, 1976).
 
       
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