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Stagione di Musica Classica - SOCIETA’ DEL QUARTETTO DI MILANO

 

“Le Età dell’Uomo”
Come “Il Tempo”, tema della stagione 2005-06 della Società del Quartetto, anche “Le Età dell’Uomo” riguarda questioni temporali, ma in un senso più concreto del suo precedente.
“Il Tempo” può riferirsi a un microsecondo o a miliardi di anni, oppure alla velocità con cui si esegue un pezzo di musica, con “Le Età dell’Uomo” ci si concentra piuttosto su una serie di periodi ben delineati: l’infanzia, l’adolescenza, la gioventù, la maturità, la vecchiaia. E in questo caso non importa se si creda o meno in un Aldilà; le età dell’uomo, della nostra vita terrestre, queste sono e restano.

Chi scrive musica, come chi pratica le altre arti, si esprime dall’interno di uno o più di questi periodi.
Mozart, Schubert e Mendelssohn, ad esempio, lasciarono alle future generazioni composizioni create quando erano bambini, adolescenti e giovani; ma non oltre, perché tutti furono prodigi di precocità e tutti morirono tra i trenta e i quarant’anni; mentre con Beethoven e Brahms non è da considerare specificamente il periodo infantile e adolescenziale, durante i quali essi non crearono musiche durature, ma si aggiunge quello della maturità; e con Verdi e Stravinskij si arriva ben oltre, a una vecchiaia come periodo decisamente produttivo – per non parlare di un Elliott Carter, che oggi a novantasette anni continua a sfornare musiche di sorprendente ricchezza e fantasia.

Ma certi compositori hanno voluto affrontare direttamente, a tratti, la questione delle “età dell’uomo”, dedicandosi a un pensiero musicale legato strettamente a tale tematica. E alcuni degli artisti che si esibiscono durante questa nuova stagione del “Quartetto” si sono dimostrati aperti e addirittura entusiasti all’idea di scegliere programmi o parti di programmi in sintonia con questo argomento.

Come sempre in una programmazione selettiva come quella del nostro “Quartetto”, ogni concerto ha una propria ragione d’essere e presenta caratteristiche singolari, alcune quasi troppo ovvie per la rinomanza degli interpreti, altre più sottili ma non per questo meno attraenti.

È con Alfred Brendel che la stagione 2006-07 prende avvio. Il suo programma, dedicato al grande triumvirato austriaco Haydn-Mozart-Schubert, comprende capolavori di quei tre geni i quali, assieme a Beethoven, dominano la storia della musica dell’ultimo quarto del ’700 e del primo quarto dell’800. Al centro, tra due vivacissime sonate del longevo Haydn e un Mozart prima tragico (la Fantasia in do minore) poi malinconico (il Rondò in la minore), c’è la straordinaria Sonata in sol maggiore di Schubert – Sonata-fantasia stando al suo titolo, ma forse “sonata-sogno” sarebbe l’epiteto più adatto: Liszt la chiamò “poesia virgiliana”.

Dopo il veterano Brendel si esibirà, sempre al pianoforte, Andreas Staier, con un programma incentrato non solo su Mozart (con brevi pezzi di rara esecuzione, oltre alla nota e particolarmente estesa Sonata in fa maggiore K. 533/494) ma anche su Schumann, del quale si commemora il 150° anniversario della morte; Staier potrà avvalersi della complicità di un pianoforte Erard d’epoca schumanniana dalla collezione di Fernanda Giulini, e il suo programma comprende brani dall’Album per la gioventù di Schumann, perfettamente consono alla tematica di questa stagione, oltre alle misteriose e coinvolgenti Waldszenen. In seguito arriverà il giovane virtuoso russo Arcadi Volodos.

Il “Quartetto” ha poi l’ occasione di accogliere, ben due volte nel corso della stagione, András Schiff che interpreta alcune composizioni del suo compatriota Béla Bartók in un programma condiviso con il Quartetto Microcosmos, ritornando poi per un recital inserito nelle Settimane Bach.

Al tema “Le Età dell’Uomo” si ispira il concerto di Lise de la Salle, non solo perché il suo programma comprende le Variazioni “Ah, vous dirai-je Maman” di Mozart e brani dal Romeo e Giulietta di Prokof’ev – che toccano da vicino l’infanzia e l’adolescenza – ma anche perché questa pianista francese ha soltanto diciotto anni.

La tematica della stagione è ancora più evidenziata nel recital del pianista milanese Maurizio Zanini, il cui programma è incentrato interamente sull’infanzia, sia attraverso pagine notissime, quali le Kinderszenen di Schumann e il Children’s Corner di Debussy, sia con i meno eseguiti Kinderstücke di Mendelssohn e i teneri Children’s Songs di Chick Corea.

Il giovane Quartetto Zemlinsky di Praga è il primo complesso cameristico a comparire nella nuova stagione, cimentandosi con “La morte e la fanciulla” di Schubert e con il meno frequentato, ultraromantico Primo Quartetto di Alexander von Zemlinsky: i giovani cameristi dialogheranno con Emanuele Ferrari, e questo incontro dà il via alla serie “Il Canto delle Muse” del brillante musicologo milanese sotto l’egida della nostra Società.

Seguono i debutti milanesi di due complessi: il Quartetto Fauré (quartetto con pianoforte), che arriva dalla Germania, e l’inglese Trio Florestan (anch’esso con pianoforte): ognuno presenta un programma di capolavori assoluti del rispettivo genere musicale. Il “Fauré” ha scelto Mozart (il luminoso K. 493), Schumann (l’eroico eppur cantabile “unicum” dell’op. 47) e Brahms (il serissimo op. 25 che si conclude però con il celebre ed esilarante “Rondò alla zingarese”). Quanto al “Florestan”, affronterà Beethoven (le divertenti Variazioni sul tema “Ich bin der Schneider Kakadu”), Dvořák (il malinconico Trio n. 2 in sol minore) e Schubert (il Trio in si bemolle maggiore, capolavoro di espansione e lirismo).

In preziosa alternanza, ecco il Quartetto Guarneri e il Quartetto di Tokyo: il repertorio spazia da Haydn a Debussy (con l’unico quartetto compiuto dal maestro francese) e da Beethoven (il fa maggiore op. 59 n. 1, di stretta parentela con la Sinfonia “Eroica”, e il do diesis minore op. 131, che contiene in sé tutto il mistero e tutta la tragedia dell’esistenza umana) a Janáček (il Quartetto “Sonata a Kreutzer” – composizione basata su una novella di Tolstoj, il cui titolo si riferisce a suo tempo all’omonima sonata per violino e pianoforte di Beethoven). Il Quartetto Microcosmos, che condivide il concerto, come s’è già detto, con András Schiff, propone il Terzo quartetto di Bartók, nonché il disperato Sesto quartetto, che lo stesso autore scrisse all’inizio della Seconda guerra mondiale.

E avremo anche un altro debutto milanese: quello del Quartetto Meta4 finlandese, qui esordiente ma già ben affermato in molte importanti sale mondiali, vincitore del premio dedicato dalla nostra Società a Maria Teresa Bazzi per i suoi cento anni, in collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole: chiuderà la stagione con un programma che comprende, oltre a un quartetto giovanile di Beethoven e al simbolico compendio che Smetana intitolò “Dalla mia vita”, la prima italiana del Quartetto n. 5 di Jouni Kaipainen, anch’egli finlandese e ancora da scoprire in Italia.

I giovani ma già pluripremiati (come al più recente concorso Beethoven di Vienna) Sol Gabetta e Henri Sigfridsson danno inizio ai concerti in duo: la violoncellista argentina e il pianista finlandese si cimentano col grande repertorio tedesco: dalla lieta Sonata n. 1 in sol maggiore di Bach allo sperimentale capolavoro giovanile beethoveniano della Sonata in sol minore op. 5 n. 2, e a due pezzi molto rappresentativi dell’alto romanticismo – la nobile Sonata n. 2 in re maggiore di Mendelssohn e i lirici, nostalgici Fantasiestücke op. 73 di Schumann, concepiti per il clarinetto ma spesso e appropriatamente trasferiti ad altri strumenti affini.

Di tutt’altro genere è il duo che comprende il mezzosoprano austriaco Angelika Kirchschlager accompagnata al pianoforte da Helmut Deutsch in un programma liederistico di Schubert e Schumann, con testi di acluni tra i più grandi poeti di lingua tedesca (Goethe, Schiller, Heine, Eichendorff, Mörike) e che attraversano tutte “Le Età dell’Uomo”, dalla culla alla tomba, con particolare accento sulla gioventù e i primi amori, ma capaci di tradurre tutta la gamma delle emozioni umane: rabbia ed estasi, umorismo e disperazione, contentezza e confusione, e molte altre ancora.

Fa parte della serie di duo l’abbinamento di due celebrità: il violinista Shlomo Mintz e il pianista Dmitri Alexeev interpretano pagine “non solo” di Mozart ma anche di Šostakovič, nel centenario della nascita. Di quest’ultimo, il pubblico del “Quartetto” ha l’opportunità di ascoltare ciò che viene considerato uno dei capolavori cameristici – l’intensa e imponente Sonata per viola e pianoforte op. 147.

Un’appassionante esibizione a sé stante sarà quella dell’Ensemble Roby Lakatos, con musiche zigane e di altra natura eseguite ma anche, in alcuni casi, inventate o addirittura improvvisate, da questo straordinario violinista ungherese e dai suoi cinque compagni di avventura. Lakatos a diciannove anni ha vinto il primo premio per il violino classico alla celebre Accademia “Liszt-Bartók” di Budapest, e ha collaborato con colleghi quali Vadim Repin, Stéphane Grappelli, Yehudi Menuhin, Itzhak Perlman e Maxim Vengerov. Con il suo complesso presenta una sorta di meraviglioso contaminatio di stili e di epoche, producendo un genere da considerare legittimamente tutto suo.

Cinque sono i programmi che fanno parte delle ormai tradizionali Settimane Bach che la Società del Quartetto realizza con l’alleanza del Comune di Milano. Il primo della stagione rappresenta anche il lancio di un progetto quadriennale dedicato all’esecuzione integrale delle cantate scritte da Händel durante i suoi anni italiani, tra il 1706 e il 1709, quando il grande contemporaneo e conterraneo di Bach aveva poco più di vent’anni; l’iniziativa, che culminerà nel 2009 – 250° anniversario della morte di Händel – è affidata al gruppo La Risonanza diretto da Fabio Bonizzoni, in un programma al quale partecipa anche il soprano Roberta Invernizzi.

Le Settimane proseguono con un gruppo composto dall’ oboista Heinz Holliger – qui in veste anche di direttore e compositore – e da cinque altri musicisti, in un programma che comprende, oltre a opere note e meno note di Bach, anche musiche del boemo Jan Dismas Zelenka.

L’Oratorio di Natale di Bach, presentato più volte dal “Quartetto” (sappiamo si tratta ormai di una tradizione), ritorna quest’anno con I Barocchisti di Lugano e il Coro della Radio Svizzera diretti da Diego Fasolis.

Altro appuntamento è quello con la Passione secondo Matteo nell’interpretazione della BachAkademie di Stoccarda diretta da Helmuth Rilling.

La conclusione bachiana si avrà nella serata dedicata alle Sei suites inglesi nell’interpretazione di András Schiff, che così dà seguito all’esecuzione, nella scorsa stagione, delle Sei partite.

Fonte: http://musicaclassica.biblio-net.com
 
       
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